Messaggi whatsapp possono essere utilizzati in Tribunale?

11.04.2020

Rilevanza probatoria del messaggio whatsapp.

Partiamo da un dato di fatto, la corrispondenza privata negli ultimi anni è cambiata molto grazie all'evoluzione tecnologica che ci ha dato la possibilità di scambiare opinioni, pensieri, preoccupazioni e più in generale informazioni alla velocità della luce. Questa modifica sostanziale del modo di interagire tra le persone deve avere un risvolto necessario anche a livello processuale il quale, anche se restio ai cambiamenti, deve prendere atto dei nuovi mezzi di telecomunicazione.

Diciamo subito che la questione rileva sia dal punto di vista penalistico che civilistico.

Whatsapp è un'applicazione attraverso la quale possiamo condividere immagini, link, messaggi audio e di testo, quindi rappresenta uno strumento potenzialmente idoneo per commettere diversi tipi di reato: la semplice minaccia, l'estorsione, la diffusione di materiale pedopornografico e cosi via. Per questo ci si interroga sul valore probatorio del contenuto delle conversazioni virtuali.

Dal punto di vista penale la Cassazione si è espressa sul tema già diversi anni fa, precisamente con la sentenza n. 49016/2017 nella quale ha ritenuto di poter acquisire, come prova processuale, le conversazioni whatsapp, a patto che lo smartphone venisse consegnato agli inquirenti per estrarre integralmente le conversazioni e certificarne l'autenticità. Questa decisione non rappresenta un caso isolato, infatti, l'anno seguente il concetto è stato ribadito dalla quinta Sez. Penale della Suprema Corte con la sentenza n. 1822, nella quale si è identificato il messaggio whatsapp come prova documentale ai sensi dell'art. 234 CPP. Le sentenze citate rappresentano ormai un orientamento uniforme se unite ad una nuova e recentissima pronuncia in tal senso, quella del 17 gennaio 2020 della Sez. IV penale della Cassazione.

Secondo questo orientamento la natura di prova documentale è da estendere anche alle foto e agli audio messaggi che costituiscono parte integrante del contenuto delle conversazioni whatsapp.

In ragione di quanto detto possiamo dire che dobbiamo stare molto attenti all'uso che facciamo dei nuovi mezzi di comunicazione, perché non solo sono idonei a produrre fatti penalmente rilevanti, ma sono anche utili per dimostrare le condotte di reato all'interno dei procedimenti penali.

Il valore probatorio delle conversazioni whatsapp viene esteso anche ai procedimenti civili.

La difficoltà di utilizzare i messaggi whatsapp come prove giudiziali, risiede nel fatto che il nostro ordinamento applica il principio della "tipicità delle prove", secondo il quale per provare i fatti di causa possono essere utilizzate solo le prove previste dalla legge e i messaggi whatsapp non lo sono.

Ma ciò non toglie che i messaggi whatsapp entrino nel giudizio tramite altre strade, vediamone alcune.

Il nostro ordinamento prevede all'art. 2719 c.c. la possibilità di provare fatti di causa tramite copia fotografica, questo è uno strumento facilmente attuabile su whatsapp grazie al cosiddetto "screenshot". Con lo screenshot possiamo fotografare un messaggio, una conversazione o una foto che abbiamo ricevuto o che abbiamo inviato che sia rilevante ai fini della decisione del giudizio. Ai fini della validità processuale è strettamente necessario che la foto riproduca fedelmente l'originale, pertanto, è necessario che sia accertata da un pubblico ufficiale l'autenticità della copia fotografica.

Altro metodo idoneo per far arrivare in giudizio le conversazioni di whatsapp è la prova testimoniale. Si tratta di una prova che si può costituire semplicemente facendo leggere il testo dei messaggi a un terzo soggetto, il quale testimonierà in giudizio quello che ha visto. Attenzione, non si tratta di teste de relato (ovvero di colui che ha una conoscenza indiretta del fatto, al quale la legge gli attribuisce solo un valore indiziario), ma di un teste oculare in quanto è a diretta conoscenza dei fatti di causa.

Altra ipotesi di introduzione nel giudizio dei messaggi consiste nella consegna dello smartphone al Giudice, il quale nominerà un perito che procederà all'estrazione dei file utili per provare i fatti dedotti in giudizio, fattispecie già accaduta presso il Tribunale di Milano.

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